gli Arazzi di Vittoria Montalbano |
La tecnica utilizzata da Vittoria Montalbano nel tessere i suoi arazzi è quella che va definita come "tecnica di Asti". Una tecnica potente e sofisticata, nata negli anni '60 con lo scopo di tradurre in arazzo le opere di pittori contemporanei. Essa è nata con l'arazzeria Scassa, dove Vittoria Montalbano ha lavorato dal 1963 al 1977 prima di iniziare a lavorare in proprio.
A caratterizzare la tecnica di Asti è l'estrema sofisticazione nel trattamento del colore tramite l'uso di trame policrome.
Tale tecnica non ha nulla da invidiare alle antiche tecniche d'oltralpe, ma, al contrario, viene posizionata ai vertici della produzione mondiale dai molti splendidi arazzi prodotti ad Asti negli ultimi decenni.
Essa si basa su di una tessitura interamente manuale su telaio ad alto liccio, con una densità dell'ordito di almeno 5 fili al centimetro e con una trama composta da almeno 5 fili di diverso colore. Nel caso di Vittoria Montalbano l'ordito è composto da quasi 6 fili al centimetro, solitamente 5,7 fili, mentre la trama è composta da fili sottilissimi in numero variabile tra i 6 e gli 8.
Per quanto riguarda l'aspetto "disegno" la tecnica di Asti si avvale dell'uso del proiettore per riportare direttamente sull'ordito i riferimenti necessari a tessere "sul diritto" senza l'uso di specchi. In particolare Vittoria Montalbano, da qualche tempo, usa sistematicamente strumenti informatici sia per il disegno che per la composizione del colore.
Lo spessore dei singoli fili che compongono la trama si misura in decimi di millimetro. La trama, una volta tessuta, ha uno spessore compreso tra il mezzo millimetro ed il millimetro. Per usare un termine informatico si può dire che l'arazzo è composto da "pixel" di poco più di un millimetro quadrato di superficie e dalla forma simile ad un esagono irregolare.
Oltre che per la tecnica astigiana Vittoria Montalbano si caratterizza per un estremo scrupolo, quasi maniacale, nella definizione del colore. Lei stessa, almeno la prima volta, compone le matassine di trama utilizzando i colori base a sua disposizione. Esse vengono poi provate sul tessuto, a contatto con gli altri colori. Quando è necessario le matassine vengono modificate durante la tessitura, sostituendo o aggiungendo o togliendo un filo nella trama fino a che non si è soddisfatti dall'effetto raggiunto. Ne risulta una grande sofisticazione: in certi suoi arazzi è impossibile trovare un centimetro quadrato dello stesso colore. Alla fine di ogni arazzo sono centinaia e centinaia le matassine di trama utilizzate
Nonostante siano disponibili sul mercato centinaia di colori diversi, Vittoria Montalbano tinge da sé gran parte delle lane che usa, escludendo, di solito, quelle lane che vengono usate in piccola quantità. Inoltre lei utilizza ampiamente il patrimonio composto da ciò che rimane delle matassine di trama utilizzate parzialmente nelle precedenti tessiture.
Tutto questo le permette di disporre di una gamma di colori pressoché infinita, che sfrutta anche quando apparentemente non servirebbe. In effetti lei preferisce scomporre un colore nei suoi componenti in modo "divisionista". Un modo per dare l'idea dell'effetto ottenuto è quello di sottolineare la differenza tra un accordo ed una singola nota.
Oltre a suoi progetti originali Vittoria Montalbano ha finora prevalentemente realizzato progetti altrui.
Un arazzo non nasce dal nulla. Il punto di partenza può essere un quadro o il progetto di un artista contemporaneo. Può essere definito, non modificabile come un quadro preesistente, oppure un progetto aperto, un'idea di base che tiene conto delle caratteristiche specifiche dell'arazzo come mezzo di espressione artistica e del codice interpretativo connesso alla tessitura. In quest'ultimo caso è molto importante la conoscenza della tecnica di tessitura da parte dell'artista coinvolto nel progetto e la sua predisposizione a far maturare il progetto nel corso della tessitura. Quando ciò avviene si può dire che l'opera viene realizzata "a quattro mani", una modalità che le ha dato grandi soddisfazioni. Proprio l'attenzione per il progetto è una delle principali caratteristiche del lavoro di Vittoria Montalbano.
La progettazione di un arazzo può richiedere tempi molto diversi da caso a caso, e così pure i tempi di realizzazione.
La complessità del disegno e la definizione dei particolari incidono sui tempi di tessitura.
La variabilità del colore e la ricchezza di sfumature incidono molto sui tempi di composizione delle matassine, sulla frequenza delle modifiche alle stesse, sulla necessità di tingere appositamente colori base e, ovviamente, sul tempo di tessitura.
Un contrasto netto di colore su linee orizzontali comporta la necessità di compattare la trama con una cucitura. Nonostante lei, a differenza di altri, esegua tali cuciture sul momento, direttamente al telaio, un'elevata frequenza di tali "stacchi" di colore comporta comunque delle perdite di tempo.
Altre fibre possono aggiungersi alla lana o sostituirla totalmente. L'uso di altre fibre naturali, di fibre sintetiche e di metalli può comportare incrementi di tempo anche notevoli.
Altro aspetto da tenere in considerazione sono le misure dell'arazzo, che più è grande più richiede attenzione nel controllo della tensione della trama.
Non esiste una norma per quantificare a priori il tempo necessario a tessere un arazzo con la tecnica di Asti. 500 ore per un metro quadrato può essere un'indicazione a partire da un quadro o da un progetto già totalmente definito. Per parti semplici il tempo richiesto può essere anche minore, ma si possono superare, e anche di molto, le 1000 ore per metro quadrato per progetti complessi.
Secondo il pittore Sandro De Alexandris quella di Vittoria Montalbano non è altro che pittura.
Lei, prendendo le distanze dall'antica dicotomia tra l'arazziere che dirige e i tessitori che eseguono, sostiene che tessere un arazzo è esprimersi creando materia, un’attività riservata a chi mette le proprie mani sul telaio.